testo critico L.Gezzi

Silvia Venturi nasce a Bologna nel 1980. Si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di
Bologna. Nel 2005 vince il primo ‘Premio borsa di studio per l’arte contemporanea’ elargito dalla
Fondazione Collegio Artistico Venturoli di Bologna. Vive e lavora tra Bologna e Ferrara. Come molti
artisti della sua generazione Silvia Venturi ha posto attenzione al recupero della manualità nella
quale assume rilievo l’uso di svariate tecniche attraversate e sperimentate in ragione degli esiti
formali quanto dei contenuti che attengono all’opera. In tal senso la sua esperienza spazia in più
direzioni che includono l’incisione, la scultura, il ricamo su carta, il monotipo, l’installazione.
Tematiche ricorrenti nella produzione dell’artista sono la memoria, la morte, il ricordo per le quali
fa ricorso a materiali leggeri, impalpabili sottratti al mondo della quotidianità. Sono materie che
portano con sé il valore dell’esistenza rimandando sovente ad un vissuto personale. Valgono in tal
senso le bustine di tè, il cotone, la paraffina, i sottilissimi fili di rame quali medium di una poetica
di dichiarata introspezione nella quale la valenza emotiva assume un peso proprio nel contraltare
dell’evanescenza. Le opere presenti in mostra fanno parte di una serie di incisioni a rilievo su carta,
del 2004-2005, realizzate attraverso una leggera pressione che volutamente evidenzia la parte
positiva e quella negativa come un tutto basato sul rapporto introflessione-estroflessione. Si tratta
di incisioni a secco, vale a dire in assenza di inchiostro, generate da una matrice di rame per le
quali ha scelto di lavorare bianco su bianco. Il ricorso ad un colore di ascendenza zen, allusivo al
nulla ed al vuoto, non è per Venturi una misura casuale dal momento che sovente nella sua
esperienza si fa strada l’idea del vuoto, in particolare nelle sue sculture costituite, appunto, da
volumi vuoti Diversi sono gli spunti che queste incisioni offrono anche se il segno, netto e
minimale, reso con essenzialità, rimanda al filo labirintico riannodato nella parvenza di ganglio, un
intimo groviglio attraverso il quale ella allude alla vita.
Linda Gezzi