TESTO (sull'impermanenza)

9 dicembre 2006



I miei nuovi lavori nascono dall’unione di vari elementi e materiali nell’intento di creare ibridi poetici che parlino di mondi interiori.
Sono forti i richiami all’inconscio, al biomorfo, a tutto ciò che è nascosto, sepolto, segreto e che necessita di una paziente ricerca, di un ripiegamento su se stessi e di un viaggio abissale nel profondo dell’interiorità.
Il tema della memoria, della malinconia, della vanitas, della morte, sono già presenti da tempo nella mia poetica e in questi nuovi lavori ne sono intrisi anche i materiali. Scatole vecchie, latte arrugginite fungono da antichi fortini dimenticati o nascosti per molto tempo.
Nel fare queste opere mi sono ricordata dei giochi che facevo da bambina, trasformando qualsiasi oggetto o materiale e investendolo di magia e di preziosità. Inconsapevoli ready-mades prendevano forma diventando elementi di storie inventate, spesso apparentemente senza significato.
Ho cercato di creare delle piccole poesie visive che contenessero la delicatezza dei ricordi infantili e il fascino degli oggetti misteriosi delle piccole meraviglie naturali e delle wunderkammer che tanto mi attraggono. Inoltre volevo che le dimensioni fossero molto contenute, che costringessero l’osservatore a sentirsi voyeur dei segreti di un micromondo nascosto e da scoprire.
Vicino a casa mia c’è un boschetto nel quale spesso mi addentro da sola o col mio cane e, soprattutto in autunno, mi sembra di violare dinamiche meravigliose e allora mi muovo silenziosamente, con un atteggiamento di rispetto e di grande curiosità.
Il fascino della decadenza dei colori autunnali, i profumi del sottobosco e poi i semi,le bacche, le foglie, le piume di uccelli, gli insetti morti, uniti al mio atteggiamento di stupore fanciullesco davanti alle piccole meraviglie meno in vista del mondo, hanno contribuito alla nascita nelle mie nuove opere che forse intitolerò “riflessioni”.

Silvia Venturi